Il castello degli Aymerich a Laconi
La fanciulla murata viva
Circondato da una pittoresca vegetazione tropicale che si fonde in un'alternanza di colori e suoni, accordati dal fragoroso fruscio dell'acqua delle cascate, sorge, nel parco di Laconi, in tutta la sua maestosità storica, il castello dei Marchesi Aymerich, signori feudatari che risedettero qui fino alla metà dell'800.
Il giardino, voluto da Ignazio Aymerich Ripoll, è definito museo naturale, ma il castello, è sede dell'antica fortezza difensiva del Regno di Arborea, il cui piano superiore presenta una molteplicità di finestre ad arco inflesso di stile gotico-catalano.
È nelle mura del maniero che si confessa la leggenda. Una giovane fanciulla, amante della propria libertà, arrivata all'età di marito, rifiutò la volontà paterna di unirsi a un uomo da lei sconosciuto e non voluto.
Alla ribellione della fanciulla, il padre, incurante del legame sanguineo, la fece murare viva in un pilastro perimetrale della roccaforte.
Si narra che dal giorno della morte lo spirito della malcapitata passeggi nei dintorni, e, cercando una rivendicazione per il sopruso subito, spaventi i visitatori.
Chissà se in un suo momento di apparente calma, non si affacci in una delle arcate aperture e si gusti la vista solenne, resa tale dai colori della natura e dagli effetti di luce dell'acqua del Parco di Laconi, storico paese di Sant'Ignazio.
In realtà, anche laddove il pensiero leggendario sembra essere lontano dal comune vivere, si è diffusa, nei meandri alberati del parco, una storia dalle incerte origini, ma che trova una diramazione culturale se non assodata, sicuramente riflessa, nelle tradizioni del passato e dell'attualità di alcuni popoli e stati in cui il matrimonio non avviene tra due soggetti consenzienti, ma è frutto di un'imposizione.
Dunque, non solo unilaterale, ma terza rispetto all'autonoma e naturale libertà decisionale dei futuri sposi. Sembra essere superata la concezione assolutista, non liberale del matrimonio inteso attualmente a livello sacramentale cattolico come l'unione consacrata tra i battezzati che accettano Cristo nel loro percorso insieme o meglio come "il patto con cui l'uomo e la donna stabiliscono tra loro la comunità di tutta la vita, per sua natura ordinata al bene dei coniugi e alla procreazione ed educazione della prole, tra i battezzati è stato elevato da Cristo Signore alla dignità di sacramento"(Codice Canonico,VII, Can.1055).
Ma, anche il diritto canonico impone il consenso matrimoniale (Codice Canonico,VII, Can.1057 §2). Si può sostenere, arbitrariamente, la tesi giustificatrice facente capo alla religione cattolica che unisce in modo indissolubile due battezzati consenzienti, come ostativa alla concezione combinata o forzata del matrimonio, insita in altre civiltà più emarginate, rurali o semplicemente aventi una diversa mentalità o un differente stile di vita quotidiana, personale o pubblica.
Già nell'antica Roma il matrimonio era un'istituzione basata sul diritto naturale e considerato un'unione fisica tra donna e uomo, seppur dal matrimonio sine manu, incentrato sul consenso dei futuri sposi, si differenzia l'antecedente matrimonio cum manu, la cui presupposizione consiste nella sottomissione della moglie all'autorità del marito (manus), il quale esercita sulla stessa un potere similare a quello imposto sugli schiavi e sui figli.
Ma, è col Cristianesimo, che si consacra il matrimonio quale sacramento cattolico e solo con Papa Niccolò I si afferma, per la prima volta, il fondamento consensuale del matrimonio. Il consenso è, oggi, legislativamente qualificato come elemento essenziale del matrimonio che ai fini della sua validità deve essere integro e manifestato durante la celebrazione. È esclusa, inoltre, la sussistenza di una qualsivoglia condizione a cui sottoporre la fattispecie matrimoniale e in caso d'inserimento la si considera come non apposta. Cenni civilistici e canonici che consentono l'individuazione della consensualità come base intrinseca alla stipulazione contrattuale permissiva di un'unione cosciente e voluta.
La realtà che si riscontra tutt'oggi in alcune parti del mondo, ancor più nel passato, è cruciale e forte, sfocianti in alcuni casi in situazioni verosimili a quella della sfortunata fanciulla del castello degli Aymerich. Basti pensare che in paesi come l'India le unioni da parte di minori sono comuni nonostante la legge impeditiva del 1929 e rappresentano un vero e proprio allarme sociale. Inoltre, le conseguenze alle ribellioni sono inumane, contrarie ai diritti stessi dell'infanzia, ma in generale della dignità dell'individuo, che assurge a diritto sancito dalla Dichiarazione Universale dei diritti dell'uomo approvata nel 1948.
Ben lontano anche solo dal concepire la futura stesura e pubblicazione, con conseguente entrata in vigore di una siffatta normativa, il padre della giovane murata viva, rappresenta un precursore seppur leggendario, degli attuali "padri-padroni" che forti della loro cultura o credo religioso tolgono la vita alla posseduta prole femminile, che non si piega alla loro volontà, in quanto si oppongono a legarsi fino alla fine dei giorni a un non desiderato uomo. Volontà paterna che decide nella vita e nella morte, o meglio, per la morte di una figlia che preservava se stessa dall'imposto marito e che, per questo, verrà privata della possibilità di conoscere il mondo. E, nel silenzio, morirà, senza poter urlare neanche in questo caso la propria contrarietà, anzi denaturata della sua identità personale sarà ricordata solo come la fanciulla del castello degli antichi feudatari di Laconi, il cui spirito tormentato aleggia nel parco alla ricerca di una vendetta.
Riscatto dovuto e desiderato dalla ragazza senza nome.