La luna nel pozzo
L'osservatorio lunare di Santa Cristina
I pozzi sacri sardi sono luoghi di culto che risalgono al periodo nuragico. Ubicati soprattutto nell’entroterra, come i nuraghi, sono caratterizzati da una pregevole maestria nella realizzazione.
La loro costruzione s’ispira proprio ai nuraghi e la loro funzione è prevalentemente religiosa.
Inutile sottolineare la rilevanza fondamentale che ebbe l’acqua per il popolo nuragico.
Essa fu un elemento talmente importante per la vita tanto da essere venerata ed il pozzo sacro adempie pienamente anche a questa funzione.
Il miglior esempio in Sardegna di pozzo sacro è quello di Santa Cristina, a Paulilatino (OR), risalente all’XI sec. a.C.
In ottica religiosa, è evidente il fortissimo simbolismo che contraddistinse questo tipo di costruzione e l’interpretazione più corretta che oggi si può dare, è quella che vede il pozzo rappresentare metaforicamente l’utero della “madre terra”, col suo liquido amniotico riprodottoproprio dall’acqua.
La scalinata ha un duplice funzione. Raffigura, infatti, il passaggio dal buio alla luce attraverso la nascita e dalla luce al buio con lamorte.
Ma c’è molto di più.
Il pozzo sacro di Santa Cristina è una meraviglia architettonica unica, un santuario che per proporzioni, perfezione tecnica delle murature, accuratezza del progetto, precisione geometriche e qualità formali e ottiche, non ha eguali in tutto il bacino del Mediterraneo.
La vera grandezza di questo monumento, contrariamente a quanto fino a poco tempo fa si pensava, è che si tratta “dell’osservatorio lunare più avanzato dell’antichità”.
Quest’affermazione è stata data da un’importante archeo-astronomo franco-polacco, Arnold Lebeuf, che studiò in modo accurato il monumento scrivendo in seguito un’interessante libro dal titolo:“Il pozzo di Santa Cristina, un osservatorio lunare”.
L’affermazione dello studioso porta un’ulteriore prova delle straordinarie conoscenze architettoniche, geometriche e soprattutto astronomiche dei nuragici.
Tralasciando la pregevolezza architettonica del pozzo isodomo, con conci di basalto finemente lavorati, (che in virtù della loro inclinazione, sono posti in modo tale da formare dei filari concentrici aggettanti, rispettando le leggi della distribuzione del peso applicata al triangolo)e la maestosa scalinata, tra le più grandi conosciute, ciò che stupisce realmente è il suo incredibile orientamento.
Il sito, in base a questa considerazione, non è più solo un semplice luogo di culto, ma un autentico strumento scientifico. Un vero e proprio osservatorio.
Qui, infatti,non ci troviamo dinnanzi ad un orientamento terrestre,(non ha nulla a che fare con la posizione di altri templi, nuraghi o altri siti archeologici) bensìsiamo davanti a qualcosa di straordinario che tira in ballo proprio l’astronomia.
Un qualcosa che non si riesce a capire, né tantomeno a spiegare.
Ogni diciotto anni e sei mesi, la luna, passando dal meridiano, si riflette sulla superficie del pozzo. Questo avviene solo quando l’astro raggiunge la sua maggiorealtezzae questo avviene in occasione del lunistizio maggiore settentrionale.
Dal foro della tholos interrata, in quel preciso istante penetra il raggio di luna che si riflette nell’acqua.
Alcuni archeologi hanno tentato di invalidare, senza tuttavia grandi risultati,le deduzioni di Lebeuf, che invece riuscì a ribadire con forza la fondatezza della sua teoria e a porre l’accento sulla magnificenza del monumento che rappresenta unostrumento astronomico e tecnologico grandioso, in grado di consentire di fare osservazioni incredibilmente accurate dei moti lunari, tali da permettere a chi lo utilizzava di poter prevedere le eclissi.
Sempre lo studioso, qualche anno fa, in una fase di approfondimento della sua analisi, portò alla luce alcuni dati sensazionali. Se in effetti il pozzo fosse stato costruito attorno al 1000 a.C. e se ci riferissimo ai dati astronomici che caratterizzarono la luna esattamente in quell’epoca, la precisione dell’orientamento sarebbe pari all’incirca atre primi, ovvero un ventesimo di grado.
Se prendiamo in considerazione il fatto che adesso ci troviamo in una fase dove l’altezza della luna, al lunistizio maggiore settentrionale, si abbassa di due primi ogni trecento anni, è facile dedurre che l’orientamento mostra un’esattezza stupefacente.
I costruttori sono stati capaci di una precisione pressoché assoluta, incredibile e sbalorditiva, perché ci troviamo all’interno di un’approssimazione di un solo grado, il che attesterebbe comunque il significato astronomico del pozzo.
Altro elemento significativo che avvalora questa teoria è la presenza di un filare di pietre diverso dagli altri. Mentre tutti i filari hanno la stessa identica grandezza, a metà della cupola vi è un filare più alto. Lo stesso Lebeuf afferma pertanto che tale filare indica con estrema precisione il lunistizio medio.
Non ci resta da chiederci, a questo punto, come sia stato possibile che un popolo da sempre considerato rozzo e poco evoluto, sia riuscito a costruire un simile capolavoro d’ingegneria.
Un progetto del genere non lo si poteva di certo realizzarein concomitanza con le osservazioni degli astri, ammesso che si fosse già in possesso di una conoscenza astronomica così ben consolidata. Alla base, oltre a questo, evidentemente c’era anche una precisa pianificazione dell’intera opera, già nella mente dei costruttori e ancora prima di iniziare a scavare il pozzo.
Non si pecca perciò di presunzione, se si pensa che nel centro della Sardegna, nell’XI sec. a. C. sia stata posta una delle pietre miliari per la storia dell’intera ricerca scientifica e preso singolarmente il grandioso contributo di Lebeuf è riuscito ad aprire una nuova via d’interpretazione, più angusta ma anche molto più affascinante e ancora tutta da percorrere,su di un popolo che non finirà mai di stupire.