La chiesa nella Sardegna giudicale
La chiesa sarda conosce l’autonomia e il valore delle tecniche agricole
Cinque secoli di autocefalia condussero il sistema ecclesiastico sardo verso un periodo di completa indipendenza. La condizione di autocefalia rappresentava, infatti, una totale autonomia rispetto alla Chiesa Romana e alla Chiesa Bizantina.
E la scoperta di tecniche agricole, all’avanguardia in quel periodo, favorì lo sviluppo dei monasteri e il conseguente nuovo sistema agricolo a cui venne data particolare importanza.
La struttura della chiesa sarda poté godere, per molto tempo, di una forma di libertà dal potere ecclesiastico centrale, vivendo in un sistema locale di tipo autocefalo, cioè autonomo.
Ma tale periodo conobbe anche una fine, nel momento in cui Papa Gregorio VII sottopose l’organo religioso isolano a una piena sottomissione al vertice romano.
Condizione che, in parte, era già stata conosciuta dai religiosi sardi, poiché alcune piccole riforme di tipo Romano erano già state applicate in contemporanea al loro status di autonomi.
Religione e agricoltura andavano di pari passo, perché ci si rese conto del grande valore della nuova tipologia agricola in uso e si iniziò a credere nel lavoro dei monaci, i quali riuscirono a fondare delle aziende agricole rivoluzionarie ed evolute, mediante le relative tecniche di coltivazione, fonti di crescita territoriale.