Michela Murgia
L'autrice di Accabadora
Michela Murgia nasce a Cabras, in Sardegna, dove frequenta gli studi teologici presso l’Istituto di Scienze Religiose della Diocesi di Oristano.
Ha, dunque, una formazione cattolica che le consente di svolgere l’attività d’insegnamento religioso fino al 1998, dopo la quale si dedica a svariate attività lavorative, tra cui quella di operatrice telefonica presso la filiale oristanese della Kirby Company.
Un’esperienza significativa per la talentuosa scrittrice, tanto da fungere come fonte ispiratrice del suo primo romanzo, “Il mondo deve sapere” (2006), un racconto tragicomico di un mese di lavoro presso il call center di una tra le più conosciute multinazionali.
Un’inchiesta da cui è stato tratto l’omonimo spettacolo teatrale di David Emmer e il film “Tutta la vita davanti” di Paolo Virzì.
Il tema cruciale del lavoro sottopagato è trattato in una sintesi forte, ma con tratti di ilarità che alleggeriscono un vissuto comune alla moltitudine di subordinati che fronteggiano il mondo del lavoro, sottostando, talvolta a pressioni emotive e psichiche.
La svolta professionale della Murgia è segnata dalla pubblicazione di “Accabadora” (2009), con cui l’autrice ha vinto il Premio Dessì e il Premio Campiello, al contempo del quale, ha ottenuto l’illustre riconoscimento del Supermondello.
Il tema dell’eutanasia è qui affrontato dalla scrittrice in chiave propria della tradizione sarda, personificando l’esecutrice nella protagonista Bonaria Urrai, che compie l’ultimo gesto compassionevole. “L’ultima madre”, ossia, s’Accabadora, conduce alla fine l’altrui esistenza, con “una sapienza quasi millenaria riguardo alle cose della vita e della morte”.
Tra le sue opere ricordiamo: "Presente", "L’incontro", "Ave Mary", "E la chiesa inventò la donna", "L’ho uccisa perché l’amavo", "Falso!", "Viaggio in Sardegna" e "Undici percorsi nell’isola che non si vede".
Il linguaggio diretto e comunicativo proprio della scrittrice sarda, consente l’immediato coinvolgimento da parte del lettore, reso quasi partecipe dell’opera, narrante un percorso di vita, un incontro, un tema delicato come quello dell’adozione associato a quello dell’eutanasia.
Gli scritti della Murgia consistono, sempre, in un’opera che racconta, che ispira.