Rebeccu, il paese fantasma
Fuori dal caos e lontani da occhi indiscreti, in diverse parti della Sardegna, si nascondono dei piccoli borghi, frazioni o paesi, che, proprio per il loro attuale stato di abbandono, rappresentano oggi una delle mete più intriganti e suggestive da visitare, soprattutto per quegli avventurieri che non hanno paura di addentrarsi nei luoghi più isolati.
Rebeccu, frazione del comune di Bonorva, in provincia di Sassari, ne è un esempio eclatante. La sua storia di abbandono è infatti intrisa di mistero e fascino, tanto da aver suscitato, nel corso degli anni, la curiosità di tantissimi sardi, che si sono documentati sul passato del piccolo paesino e, spesso, si sono lasciati trasportare dalle leggende che aleggiano su di esso.
Rebeccu, frazione del comune di Bonorva, in provincia di Sassari, ne è un esempio eclatante. La sua storia di abbandono è infatti intrisa di mistero e fascino, tanto da aver suscitato, nel corso degli anni, la curiosità di tantissimi sardi, che si sono documentati sul passato del piccolo paesino e, spesso, si sono lasciati trasportare dalle leggende che aleggiano su di esso.
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Le piccole casette deserte, la chiesa, il cimitero e la piazza vuota sembrano raccontare la vita di un antico borgo felice, il cui destino, in passato, venne però legato improvvisamente a una maledizione che, seconda la leggenda, risalirebbe all’epoca giudicale. Si dice infatti che, a quel tempo, Rebeccu fosse un importante centro medievale del Meilogu, costruito a 400 metri d’altezza sul monte Cuccuru de Pischinas per dominare, da quella posizione, la piana di Santa Lucia, e che contasse circa 400 abitanti, compresi il Re e sua figlia Donoria.
Ed è proprio quest’ultima la protagonista della leggenda. Considerata da tutti una strega, infatti, Donoria venne cacciata dal paese per paura dei suoi sacrilegi, e poco prima di lasciare la città lanciò la cosiddetta “maledizione delle trenta case”, pronunciando questa frase: “Rebeccu, Rebecchei da ‘e trinta domos non movei”, che tradotto in italiano significa “Rebeccu, Rebecchesi, dalla trenta case non vi muovete”.
Ed è proprio quest’ultima la protagonista della leggenda. Considerata da tutti una strega, infatti, Donoria venne cacciata dal paese per paura dei suoi sacrilegi, e poco prima di lasciare la città lanciò la cosiddetta “maledizione delle trenta case”, pronunciando questa frase: “Rebeccu, Rebecchei da ‘e trinta domos non movei”, che tradotto in italiano significa “Rebeccu, Rebecchesi, dalla trenta case non vi muovete”.
Una sorta di obbligo per gli abitanti a non lasciare le trenta case già esistenti o forse un avvertimento sulle disgrazie che si sarebbero scatenate se si fosse aggiunta anche solo una casa in più a quelle presenti?
La risposta sta ovviamente nella fantasia di ciascuno di noi; tuttavia, la realtà vuole che da quel momento in poi, non solo secondo la leggenda ma anche storicamente, lo spopolamento del paese fu rapido, passando da poche centinaia di abitanti a una sola anima vivente, come è stato rilevato dall’Istat diversi anni fa.
Così, a Rebeccu, il tempo sembra essersi fermato: nonostante i tentativi di valorizzazione e le restaurazioni più recenti, il paese mantiene ancora il fascino del borgo maledetto e abbandonato, e il timore del non superare mai le trenta abitazioni riecheggia nella mente di chiunque passi in quelle strade desolate.
La risposta sta ovviamente nella fantasia di ciascuno di noi; tuttavia, la realtà vuole che da quel momento in poi, non solo secondo la leggenda ma anche storicamente, lo spopolamento del paese fu rapido, passando da poche centinaia di abitanti a una sola anima vivente, come è stato rilevato dall’Istat diversi anni fa.
Così, a Rebeccu, il tempo sembra essersi fermato: nonostante i tentativi di valorizzazione e le restaurazioni più recenti, il paese mantiene ancora il fascino del borgo maledetto e abbandonato, e il timore del non superare mai le trenta abitazioni riecheggia nella mente di chiunque passi in quelle strade desolate.
08 aprile 2017
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