Tratalias e il vecchio borgo
Nel territorio del Sulcis, a pochi chilometri da San Giovanni Suergiu, vi è un paese che sembra aver vissuto due vite: si tratta di Tratalias, piccolo comune della zona sudoccidentale dell’isola che oggi, in realtà, si divide fisicamente in borgo medievale abbandonato, da un lato, e centro moderno e abitato, dall’altro.
La sua storia parte presumibilmente intorno all’anno Mille, data in cui si pensa possa essere nato il paese (nonostante non siano mai state rinvenute le fonti atte a dimostrarlo); inizialmente fu una modesta borgata sita sulla piana a ridosso della golena del Rio Palmas, a 17 metri sopra il livello del mare, composta in gran parte da agricoltori e pastori.
Con il passare del tempo, però, si espanse, soprattutto nel periodo medioevale, e arrivò, in epoca giudicale, all’edificazione di quello che è oggi considerato come uno dei centri storici più suggestivi e caratteristici del Sulcis.
La sua storia parte presumibilmente intorno all’anno Mille, data in cui si pensa possa essere nato il paese (nonostante non siano mai state rinvenute le fonti atte a dimostrarlo); inizialmente fu una modesta borgata sita sulla piana a ridosso della golena del Rio Palmas, a 17 metri sopra il livello del mare, composta in gran parte da agricoltori e pastori.
Con il passare del tempo, però, si espanse, soprattutto nel periodo medioevale, e arrivò, in epoca giudicale, all’edificazione di quello che è oggi considerato come uno dei centri storici più suggestivi e caratteristici del Sulcis.
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Costruita nel 1213, la Cattedrale di Santa Maria di Monserrato, attorno alla quale si è sviluppato il paese, è ciò che rende forse più affascinante e degno di nota questo piccolo borgo: la sua bellezza e imponenza, infatti, è un perfetto esempio di chiesa romanica ancora perfettamente intatta e racconta inoltre un importante pezzo di storia sarda.
Tratalias, infatti, fu sede vescovile per molto tempo e Santa Maria rimase cattedrale sino al 1503, anno in cui vi fu il trasferimento ufficiale della diocesi sulcitana a Iglesias.
Quasi tutto il paese ruotava attorno alla suddetta chiesa, con semplici abitazioni caratterizzate dall’architettura vernacolare, ossia fatta di case prevalentemente monofamiliari, a un solo piano e con il tradizionale cortile posto sul retro; vi era però anche una grande casa padronale, su due piani, costruita evidentemente per un ricco proprietario, e, ancora, le case dei braccianti, quella del servo pastore e altri edifici di ridotte dimensioni che, nemmeno col passare degli anni, vennero modificate e adeguate alle esigenze della modernità.
Pare infatti che gli stessi abitanti avessero espresso questa volontà di mantenere le case così come erano state costruite in principio, forse a causa della consapevolezza che, prima o poi, sarebbero dovuti andar via dal
centro. E in effetti questo fu ciò che accadde nella realtà.
Tratalias, infatti, fu sede vescovile per molto tempo e Santa Maria rimase cattedrale sino al 1503, anno in cui vi fu il trasferimento ufficiale della diocesi sulcitana a Iglesias.
Quasi tutto il paese ruotava attorno alla suddetta chiesa, con semplici abitazioni caratterizzate dall’architettura vernacolare, ossia fatta di case prevalentemente monofamiliari, a un solo piano e con il tradizionale cortile posto sul retro; vi era però anche una grande casa padronale, su due piani, costruita evidentemente per un ricco proprietario, e, ancora, le case dei braccianti, quella del servo pastore e altri edifici di ridotte dimensioni che, nemmeno col passare degli anni, vennero modificate e adeguate alle esigenze della modernità.
Pare infatti che gli stessi abitanti avessero espresso questa volontà di mantenere le case così come erano state costruite in principio, forse a causa della consapevolezza che, prima o poi, sarebbero dovuti andar via dal
centro. E in effetti questo fu ciò che accadde nella realtà.
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Negli anni ’50, in un momento storico di grande popolamento del paese, in cui si raggiunsero addirittura i 1520 abitanti, la situazione crollò improvvisamente: con la realizzazione dello sbarramento sul Rio Palmas e del lago artificiale Monte Pranu, avvenuta precisamente nel 1954, infatti, iniziarono i primi problemi che decretarono l’abbandono di Tratalias.
L’acqua che doveva essere trasportata nelle terre adiacenti per aiutare le attività agricole e pastorali provocò ingenti danni ai centri abitati della zona, tra cui dissesti statici e problemi igienico-sanitari, motivo per cui fu ritenuta necessaria la costruzione di un nuovo centro per gli abitanti di Tratalias, in una zona collinare vicina e considerata più sicura, con il conseguente abbandono definitivo dell’antico borgo.
In realtà, la “Tratalias vecchia”, così come è stata soprannominata da molti, non può essere definita oggi come un vero e proprio paese fantasma, perché, a seguito delle opere di valorizzazione e di recupero del territorio, il suo centro è stato ampiamente curato nel corso degli ultimi decenni.
Gli stessi abitanti, infatti, anche se residenti nel nuovo paese, si sono rivelati particolarmente attenti alle sue potenzialità turistiche: sono nati così alcuni
locali, bar e botteghe artigianali, che consentono all’antico borgo abbandonato di rivivere, giorno dopo giorno. Perché è stato inserito quindi all’interno dei racconti della Sardegna abbandonata?
Per un semplice motivo: perché, così come le storie degli altri luoghi che abbiamo raccontato, possiede anch’esso tutte le caratteristiche che servono a suscitare nel visitatore quel senso di antico, di mistero e, allo stesso tempo, di fascino che si prova quando si passa per la prima volta, o forse anche per la centesima, in un luogo abbandonato.
L’acqua che doveva essere trasportata nelle terre adiacenti per aiutare le attività agricole e pastorali provocò ingenti danni ai centri abitati della zona, tra cui dissesti statici e problemi igienico-sanitari, motivo per cui fu ritenuta necessaria la costruzione di un nuovo centro per gli abitanti di Tratalias, in una zona collinare vicina e considerata più sicura, con il conseguente abbandono definitivo dell’antico borgo.
In realtà, la “Tratalias vecchia”, così come è stata soprannominata da molti, non può essere definita oggi come un vero e proprio paese fantasma, perché, a seguito delle opere di valorizzazione e di recupero del territorio, il suo centro è stato ampiamente curato nel corso degli ultimi decenni.
Gli stessi abitanti, infatti, anche se residenti nel nuovo paese, si sono rivelati particolarmente attenti alle sue potenzialità turistiche: sono nati così alcuni
locali, bar e botteghe artigianali, che consentono all’antico borgo abbandonato di rivivere, giorno dopo giorno. Perché è stato inserito quindi all’interno dei racconti della Sardegna abbandonata?
Per un semplice motivo: perché, così come le storie degli altri luoghi che abbiamo raccontato, possiede anch’esso tutte le caratteristiche che servono a suscitare nel visitatore quel senso di antico, di mistero e, allo stesso tempo, di fascino che si prova quando si passa per la prima volta, o forse anche per la centesima, in un luogo abbandonato.
08 aprile 2017
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