Is Cerbus di Sinnai

Il carnevale della caccia grossa

Is Xerbus o Is Cerbus è un’antica tradizione sinnaese immutata nel corso degli anni a partire dal 1800 sino ai giorni nostri. Le recite carnevalesche della Sardegna hanno origini precristiane, così come il carnevale sinnaese, anticamente denominato “segàrepezza” (tagliare carne) in riferimento etimologico alla consuetudine delle genti di macellare e mangiare la carne in quantità maggiori.


A Sinnai il Carnevale si differenzia per la particolarità di svolgimento della ricorrenza, molto attesa da piccoli e adulti in quanto rappresentante un momento di comunione paesana. Il giorno d’apertura è il giovedì grasso o, anche detto, “sa giobia de lardajolu”, in riferimento all’usanza della consumazione del lardo seguita, durante le ore serali, da “is mascheras de cuaddu”, la corsa dei puledri attraverso le vie del paese.

Foto di A. Montis - www.sardegnadigitallibrary.it/
Foto di A. Montis - www.sardegnadigitallibrary.it/

L’attrattiva caratteristica della tradizione carnevalesca popolare è rappresentata dalla parodia di una battuta di caccia ai cervi e ai cinghiali, “is cerbus”, alla quale partecipavano i battitori e i cani.
La simbologia significativa della rappresentazione scenica sta nello schernire sia gli appassionati della caccia poco abili nell’effettuarla, sia gli uomini infelici a causa di problemi coniugali. Il divertimento si svolgeva con la partecipazione di svariate maschere tipiche, petardi, fiaccole, chitarre e lancio di “semini de stoia”.
Secondo la tradizione sinnaese la corsa si caratterizza per alcune maschere originarie, tra cui primeggia quella propria de “is cerbus”, ossia uomini mascherati con corna di cervo e pelli che imitano i versi dell’animale rappresentato.

Foto Archivio R.A.S. - www.sardegnadigitallibrary.it/
Foto Archivio R.A.S. - www.sardegnadigitallibrary.it/

Si associano ad essa la maschera del “sirbonis” e dei “muvras”, rispettivamente cinghiale e mufloni. Durante la battuta, is canaxus spingono “is cerbus” verso la posta, travestiti con abiti da montagna e una maschera sul volto.

Svolto, poi, “su martis de agoa”, ossia il martedi in cui si dà luogo a su ballu de Missa Manna e alla corsa dei cavalli a pariglia, si procede alla proclamazione del Carnevali mortu, cioè la fine della ricorrenza simbolicamente sancita dalla morte per decapitazione o impiccagione di un pupazzo.

La satira e l’ironia costituiscono i due elementi essenziali del Carnevale e in quello sinnaese emergono con maggiore enfasi, seppur sussisterebbe un suo riferimento ai riti ancestrali propiziatori, riferiti alla caccia grossa, unica fonte di sostentamento delle civiltà tribali e simbolo di dominio dell’uomo sulla natura.

In tale prospettiva le tradizioni carnevalesche simboleggiano la caccia, anche se con nomi differenti, quali mamutones, mustaionis, boes, merdules e tante altre tipiche maschere del Carnevale sardo.

 

01 gennaio 2016

Veronica Pastore
©2024 Copyright - Sandalyon