La felice malinconia della Sartiglia
Avevo sempre sentito parlare della Sartiglia di Oristano e a volte mi capitava di seguirla distrattamente in tv, ma non avevo mai assistito ad una sola delle due giornate nelle quali si tiene ogni anno. Finché, circa cinque anni fa, un'amica fotografa dalla grande sensibilità, innamorata di Sartiglia, mi invitò a fare l’esperienza.
Perché di un’esperienza si tratta, di un’emozione speciale. Era domenica, giornata dedicata al Gremio dei Contadini e fu un colpo di fulmine.
Totalmente ammaliato da così abbondante bellezza, dalle maschere talvolta inquietanti e misteriose, dai vestiti multicolori dei cavalieri e delle cavaliere, il rosso acceso, le candide camicie ricamate ornate d’oro brillante, il nero-vellutato dei costumi, quasi un tutt’uno coi cavalli dal manto lucido, imponenti, eleganti, pronti allo scatto della competizione.
Tutta la magia della Sartiglia mi conquistò. E oggi, ogni volta che finisce, sento dentro di me un pizzico di malinconia, perché vorrei che non finisse mai e, mentre le ultime pariglie acrobatiche scendono a rotta di collo, allegre, traboccanti giovinezza e freschezza dei cavalieri, ho già nostalgia.
Ritratti del carnevale di Oristano
Sulla via di casa, mi risuonano in testa il rullo dei tamburi e gli squilli di tromba che annunciano ogni discesa alla conquista della stella, ogni pariglia e la maestosa sfilata di Su Componidori, il semidio che non deve toccare terra, e tutti i figuranti. Negli occhi ho ancora l’immagine della gente che esulta quando un cavaliere riesce a centrare la stella, o quando i cavalieri danno spettacolo con le loro straordinarie evoluzioni sui cavalli in corsa.
Da allora, ogni anno provo a portare via, con le mie foto, un po’ di quella Sartiglia, di quell’ evento straordinario e sorprendente, per sentire meno la nostalgia che mi assale quando tutto torna dietro le quinte in una Oristano silenziosa e pacificata dopo l’allegria e la leggerezza di questo magnifico Carnevale di giubilo e nobile balentìa.