Il Carnevale di Sarule: Maschera a Gattu e Su Maimone
Simbologia e magia dietro una maschera
Gennaio è certamente il punto di partenza del periodo carnevalesco; è il momento esatto che segna tale inizio. In Sardegna, terra di folklore e tradizioni, i vari paesi e le varie città offrono un museo a cielo aperto di costumi tipici della festa. Ciascuno garantisce colore e fantasia nella rappresentazione degli abiti tipici della propria zona, ma alcuni costituiscono il top della particolarità e dell’unicità.
Tra questi primeggia Sarule, paese in provincia di Nuoro, il cui costume femminile caratterizzante, la Maschera a Gattu, è davvero singolare, perché ha come simbolo principale l’eleganza che è riversata soprattutto nella maschera applicata sul capo. Si tratta, infatti, di un velo in pizzo nero posto sul volto, di una copertina bianca in tela sulla testa e di una fascia rossa, che blocca la copertina sovrastante.
La scelta di questi colori e di questi capi d’abbigliamento è data dal fatto che ciascuno indica un avvenimento importante nella vita di una persona: il velo nero costituisce la morte; la copertina bianca, invece, la nascita; e la fascia rossa, il connubio perfetto tra due individui, cioè il matrimonio.
Nella parte sottostante, le donne indossano duos oddes, cioè due gonne in orbace al rovescio, poste in tale modo per richiamare un’idea astratta, cioè quella dell’anonimato, e un’idea più concreta e pratica, cioè semplicemente nascondere i ricami. Una è allacciata al collo e l’altra alla vita.
Qualche volta, la scelta ricade sull’utilizzo di una sola gonna, ugualmente indossata al rovescio, che si mette al collo e si porta sopra i pantaloni "a s'isporta" con "sos cambales".
Già dal 1850, nel paese di Sarule, si era soliti ricorrere a tale maschera, chiamata in tale modo per il modo di porsi e di muoversi.
Gli artigiani che danno vita a questo genere di abito, simbolo della tradizione carnevalesca, sono abili professionisti, perfezionisti nella realizzazione dello stile originale del costume tradizionale.
I tempi più lunghi sono dedicati alle gonne, cercando e riuscendo sempre in maniera impeccabile a rispettare le tecniche antiche. Ogni singolo elemento del vestiario è fatto rigorosamente a mano.
Il costume rappresenta un fantoccio, fonte di buon auspicio. Secondo l’antica tradizione, i cittadini mostravano alla folla un fantoccio che era abbellito con i medesimi capi che costituiscono la maschera de Su Maimone e che veniva trasportato su un carro, in giro per il paese, ed era utile per contadini e pastori per augurare loro un ottimo lavoro e un’altrettanta ottima produzione.
Anche questa maschera richiede dei tempi molto lunghi per la sua realizzazione, soprattutto per quel che concerne sos cambales, per i quali si ha la necessità di far assumere la perfetta forma degli stinchi. È dunque importante un maggiore periodo di produzione.
Su gappottinu, sos cosinzos e su pantalones a s’isporta vengono lavorati nel giro di qualche mese. Ma il lavoro più grosso è riversato interamente sulla maschera, che richiede anche qualche anno a causa della lunga essiccazione del pane del fico d’India.
La staticità non è concepita per coloro che indossano tali costumi tipici del Carnevale di Sarule. Infatti, la festa è data soprattutto dal movimento di questi ornamenti e decorazioni che cadono perfettamente sul corpo dei danzatori.
Sa Bicchirina, su Passu Seriu e su Passu Torrau sono, infatti, degli esempi di balli tradizionali del paese, che rappresentano azioni di vita quotidiana. Vengono eseguiti anche durante la sfilata delle maschere e hanno come accompagnamento la musica offerta dall’organetto o dal Canto a Tenore – Su Concordu.
Da menzionare il Gruppo di Ballo che è stato fondato dalla Compagnia di Sarule, l’Associazione Maschera a Gattu e Maimone, impegnata attivamente nelle più importanti sfilate e sagre dell’Isola, quali per esempio la Sagra di Sant’Efisio a Cagliari, del Redentore a Nuoro e la Cavalcata Sarda di Sassari.