Il fascino del Romanico sardo
Le chiese romaniche in Sardegna furono costruite a partire dall’anno Mille, prevalentemente a opera dei monaci appartenenti a vari ordini religiosi che giunsero da tutta Italia.
Esse, dapprima si presentavano come tetre chiese rivestite soltanto da mattoni da taglio, per diventare poi, grazie all’innovativo spirito architettonico pisano e genovese, dei monumenti magnifici, ricchi di fascino e suggestione.
Le chiese medioevali sarde, benché per la nobiltà delle linee e per l’eleganza delle forme siano considerate delle vere e proprie opere d’arte si presentano piuttosto modeste, sia per quanto riguarda le dimensioni che per gli elementi decorativi.
L’isola, all’epoca non versava in una condizione di ricchezza, quindi le chiese furono costruite in economia, badando alla grandezza dell’edificio e senza l’utilizzo di materiali sfarzosi.
Esse, dapprima si presentavano come tetre chiese rivestite soltanto da mattoni da taglio, per diventare poi, grazie all’innovativo spirito architettonico pisano e genovese, dei monumenti magnifici, ricchi di fascino e suggestione.
Le chiese medioevali sarde, benché per la nobiltà delle linee e per l’eleganza delle forme siano considerate delle vere e proprie opere d’arte si presentano piuttosto modeste, sia per quanto riguarda le dimensioni che per gli elementi decorativi.
L’isola, all’epoca non versava in una condizione di ricchezza, quindi le chiese furono costruite in economia, badando alla grandezza dell’edificio e senza l’utilizzo di materiali sfarzosi.
Questo elemento è risultato essere, per assurdo, un bene, in quanto se da un lato si è limitata la mole e la ricchezza delle chiese, dall’altro si è conservato il fascino struggente di un monumento che mantiene tuttora una virginea freschezza.
Inoltre il contesto naturale in cui si trovano è a dir poco straordinario.
La cornice del paesaggio campestre sardo conferisce agli edifici una sobrietà unica, li rende magicamente solitari, lontani dai centri abitati, padroni dei luoghi, privi di contaminazioni tecnologiche.
Inoltre il contesto naturale in cui si trovano è a dir poco straordinario.
La cornice del paesaggio campestre sardo conferisce agli edifici una sobrietà unica, li rende magicamente solitari, lontani dai centri abitati, padroni dei luoghi, privi di contaminazioni tecnologiche.
La poca luce degli interni inoltre creava e crea tuttora un ambiente ricco di mistero. È anche questo un elemento che contraddistingue le chiese medioevali sarde: la loro solitudine.
Quella interna, con la velata penombra e quella esterna della campagna sarda, che plasma magicamente il monumento.
Chiese romaniche e paesaggio sardo sono due elementi che si compensano e si completano a vicenda. Così la visita a questi monumenti è uno spettacolare viaggio nel tempo, dove i luoghi e le pietre sono rimasti intatti, immutati nel corso dei secoli.
In Sardegna oggi sono sopravvissute sessantasei chiese romaniche, distribuite da nord a sud, presenti soprattutto nella fascia occidentale dell’Isola.
Quella interna, con la velata penombra e quella esterna della campagna sarda, che plasma magicamente il monumento.
Chiese romaniche e paesaggio sardo sono due elementi che si compensano e si completano a vicenda. Così la visita a questi monumenti è uno spettacolare viaggio nel tempo, dove i luoghi e le pietre sono rimasti intatti, immutati nel corso dei secoli.
In Sardegna oggi sono sopravvissute sessantasei chiese romaniche, distribuite da nord a sud, presenti soprattutto nella fascia occidentale dell’Isola.
03 febbraio 2017
©2024 Copyright - Sandalyon