Sardegna-Atlantide? Sardegna Isola dei Beati?
Le colonne contese
Tra i vari aneddoti che raccontano della nascita dell’isola di Sardegna, vi è quello che narra di una grande isola, Tirrenide. Un’isola bellissima, dalla natura rigogliosa, abitata da uomini ed animali dal bellissimo aspetto. Un giorno l’ira di Dio si scagliò improvvisamente sull’isola, che fu imperversata da onde altissime causate dalla furia di un terremoto.
Le acque invasero gran parte delle pianure fino alle colline. Tuttavia Dio provò pentimento nel vedere tanta bellezza andare dispersa e con un piede trattenne la piccola porzione di terra che ancora non era stata sommersa dai flutti.
Così nacque Ichnusa ( impronta di piede in greco antico), dalle vestigia di un continente che millenni fa fu funestato da un cataclisma che fece inabissare gran parte della sua superficie.
Questo racconto si sposa facilmente con la Storia di Atlantide raccontata da Platone (vissuto tra il 427 ed il 347 a. C.). Una terra bellissima situata al di fuori delle Colonne D’Ercole che fu inghiottita dal mare circa novemila anni prima dei tempi in cui egli parlava, a causa dell’ira di Zeus, sdegnato dal comportamento ignobile e privo di morale che gli abitanti, dapprima morigerati, avevano assunto. L’isola scomparve inghiottita dagli abissi marini a causa di un cataclisma.
Platone ha quindi sostenuto che è esistita un’isola dalle grandi dimensioni, molto potente politicamente e militarmente, ricca e prospera.
Tale luogo era situato oltre le Colonne d’Ercole e comandava sui popoli dell’Africa del nord, della Libia, e su quelli al di là e all’interno delle Colonne d’Ercole. Sarebbe certo pretenzioso dotare di scientificità ciò che è frutto d’ipotesi. Da una supposizione può però nascere un bel racconto fantasioso come può, allo stesso modo, avere origine una tesi scientifica. Sono le diverse e opposte sorti che possono far scaturire una buona idea.
Se reputassimo inverosimile che le Colonne d’Ercole di platonica memoria fossero lo stretto di Gibilterra, se considerassimo il fatto che a tutt’oggi i sostenitori della tesi che vede Atlantide al di fuori di Gibilterra, in pieno Mar Atlantico, hanno dovuto rassegnarsi al fatto che le ricerche non hanno mai reperito traccia di un continente sommerso, se la realtà e la leggenda possono talvolta felicemente convivere, la Sardegna potrebbe essere Atlantide?
Non sarebbe un’ipotesi da respingere a priori se spostassimo le Colonne d’Ercole tra la Libia e Agrigento, di modo che tutti gli errori geografici degli antichi greci verrebbero meno.
Le tessere del puzzle potrebbero coincidere laddove Eratostene (284 -197 a. C.) non avesse posto i confini del mondo a Gibilterra, di modo che la Grecia potesse essere considerata il centro del mondo conosciuto anche in assenza di un veritiero riscontro cartografico.
Quindi davanti alla possibilità di un falso storico, l’isola di Atlante, descritta come terra dal clima piacevolmente mite, ricca di metalli e disseminata di torri (verosimilmente i nostri nuraghi), necessariamente corrisponderebbe alla Sardegna. La corrispondenza vi sarebbe se, considerassimo che Platone anziché intendere novemila anni, avesse voluto parlare di mesi, essendo la misurazione del tempo in mesi la maniera che più era usata nel passato; quindi, in questo modo novemila mesi diverrebbero settecentocinquanta anni che, sommati a trecentonovantanove, in quanto Socrate che raccontò a Platone del mitico continente, morì presumibilmente nel 399 a. C., si ottiene il 1150 a. C. ,il periodo di massimo splendore della civiltà Shardana, il popolo del mare che espanse la sua supremazia sugli altri popoli, Egizi compresi.
Era forse la Sardegna l’Isola dei Beati, una di quelle isole mitiche in cui gli Dei facevano trascorrere a degli eroi un’esistenza felice? L’Isola dei Beati si trovava in una regione dove non pioveva né nevicava, in cui dominava il soffio del vento zeffiro, il maestrale, dove vi erano templi dedicati a tutte le divinità, con altari monolitici in cui si compivano i sacrifici.
Lo scrittore Luciano (125- 180 d.C.) scrisse di un periodo dell’anno in cui, nell’Isola dei Beati, si svolgevano giochi sacri che hanno molte analogie con le feste paesane sarde; colloca l’isola davanti ad un’altra isola su cui si trova un fuoco ardente (forse il vulcano Etna?) che era davanti alle regioni italiche che si affacciano sulla Grecia.
Se considerassimo tutti questi indizi che conducono verso un’unica soluzione: l’importanza, la centralità e l’assoluta supremazia che il popolo sardo ha esercitato nei confronti degli altri popoli nel passato. Il volto della storia cambierebbe completamente fisionomia.
Come incantati da un sortilegio che ha fatto dimenticare le nostre origini, a poco a poco ci sveglieremo da un letargo volutamente imposto dalla storia e molto probabilmente scopriremo quanto abbiamo davanti agli occhi : che, nonostante tutto, la Sardegna è davvero la mitica isola dei felici.