Eleonora D’Arborea

La Judicissa de facto

Eleonora D’Arborea (1340-1404) nacque in Catalogna da Mariano IV dei Bas Serra e dalla nobile catalana Timbora di Roccaberti.


Figlia di un padre fedele alla politica unificatrice sarda, si prodigò per la difesa della sovranità giudicale nell’intento di unificazione territoriale e l’affrancamento della terra sarda dai domini stranieri.

Il giudicato d’Arborea (Rennu de Arbaree) era uno dei quattro stati autonomi derivanti dalla dissoluzione del potere bizantino e uno tra i più rigogliosi, in virtù della proprietà territoriale pari a un quarto della Sardegna.

Era costituito da tredici curatòrie, dotate da vari comuni agricoli di vasta dimensione.

Il capoluogo era la florida Oristano, cinta da mura fortificate lungo la pianura confluente nel golfo della città.

I tempi di conquista aragonese vedono a capo del giudicato arborese, Ugone II De Serra Bas , lo stesso che nel suo testamento ha prefissato l’ ascesa al trono del giudicato delle sole donne figlie o nipoti prive di difetti o deformazioni fisiche che potessero diventare sovrane solo per tramite dei loro discendenti maschi.

È ciò che, in effetti, accadde a Eleonora, la cui ascesa fu causata dall’impossibilità di dominare da parte del figlio Federico Doria per via del mancato raggiungimento del ventunesimo anno (poi ridotto al quattordicesimo).

La sua reggenza cominciò in un periodo non poco tormentato a causa della ribellione popolare contro il fratello Ugone, trucidato nel 1383.

La sua linea politica fu decisa e indiscussa nella sua direttiva di seguire le volontà famigliari di ostilità e opposizione contro il re d’Aragona, col quale addivenne al trattato conclusivo nel 1395, dopo la riconquista di gran parte dell’isola.

Sancita, in tal modo la pace riuscì a dedicarsi alla revisione dell’opera legislativa di promulgazione paterna, la Carta del Logu.

Il suo giudicato verrà ricordato per la sua straordinaria capacità combattiva e inconsapevolmente rivoluzionaria, palesata nella lotta contro gli aragonesi, mentre la Judicessa de facto diverrà l’eroina simbolo d’indipendenza; colei che unificò le genti dell’Isola sotto la convinzione idealistica di sentirsi un’unica nazione sarda.

02 giugno 2016

Veronica Pastore
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