“Sa battalla” e la leggenda della bella di Sanluri
Il massacro di un popolo vendicato dal coraggio di una bellissima fanciulla
Storia e leggenda si fronteggiano nel proverbiale contrasto che vuole che prevalga l’una sull’altra e più spesso se questo non accade o se non ci si vuole limitare a una lettura a senso unico del fatto, l’unione tra le due è l’operazione migliore che si possa compiere. In questa vicenda s’incrociano appunto storia e leggenda, si fondono insieme, per dare vita a un avvenimento unico.
Nel 1409 nei pressi di Sanluri si consumò la famosa battaglia tra le forze catalano-aragonesi, capeggiate da Martino il Giovane e l’esercito sardo dell’ultimo giudicato ancora in vita in Sardegna, quello d’Arborea, guidato da Guglielmo III. L’esercito giudicale era composto da oltre quindicimila soldati, malamente equipaggiati, coadiuvato anche da truppe pisane, genovesi e francesi, superiori per numero rispetto ai rivali, ma inferiori per addestramento, adattamento e dotazione.
Lo scontro avvenne il 30 giugno e l’impatto per i sardi fu tremendo. Subito diviso in tre parti, l’esercito di Guglielmo III non riuscì a limitare le grossissime perdite. Dei primi due tronconi solo quello che si rifugiò nel castello di Monreale resistette e si salvò. L’altro capitolò a Sanluri, nel castello di Eleonora che non riuscì a opporsi all’urto delle truppe di Martino il Giovane. La terza parte dell’esercito fu costretta a indietreggiare fino alla valle del Rio Mannu.
Il fiume si rivelò un ostacolo insormontabile per le truppe sarde che si trovarono così in trappola e impossibilitate a guadare il fiume, (eccezionalmente in piena), furono costrette a risalire il colle, presidiato interamente dagli aragonesi che a quel puntoli sterminarono senza pietà, nella località simbolo di questa battaglia,chiamata “S’Occidroxiu”: (il macello).
Sbaragliati i due terzi dell’esercito sardo e costretto alla fuga i restanti soldati, Martino invase il villaggio fortificato e dopo una serie di brutali uccisioni ridusse in schiavitù molte donne, vecchi e bambini.
Tra le schiave catturate, spiccava una bellissima giovane che non passò inosservata agli occhi dell’erede al trono della Corona d’Aragona. Una giovane dalle stupende forme di cui il sovrano s’invaghì perdutamente, tanto che la volle al suo cospetto.
Ma Martino, i giorni seguenti alla grande vittoria fu colto da improvvise febbri, dovute alla malaria che imperversava nei pressi del fiume dove si era compiuto lo sterminio dei sardi. Non appena riacquistò un minimo le forze, benché ancora terribilmente provato dal male che lo colpì, rivolse il suo pensiero a quella bellissima ragazza che aveva fatto rapire e se la fece condurre alla sua corte.
Fu allora che “bella di Sanluri”, incontrò con coraggio il sovrano e, ricambiando apparentemente i suoi sentimenti, giacque ripetutamente con lui, fiaccandolo nella lunga serie di amplessi che ebbero in pochi giorni e portandolo irrimediabilmente alla morte.
Della leggenda della “bella di Sanluri”, dalle bellissime forme e dagli occhi incantevoli, ne parlarono sia Giuseppe Manno che Francesco Casula, importanti storici sardi, che alimentarono il mito che voleva che la morte di Martino il Giovane, non fosse ascrivibile solo alla malaria.
In tanti all’epoca, si convinsero che la causa principale di quella morte fosse da ricercare nell’intensa, tormentosa e fugace storia d’amore tra il Re e la ragazza, e se lei oltre alle sue doti ammaliatrici, avesse fatto ricorso anche al veleno per uccidere Martino, fu una questione di poco conto.
La “bella di Sanluri”, in qualche modo portò a termine quello che la malaria aveva iniziato e grazie al suo fascino, all’astuzia e alla sua incredibile bellezza, si prese la più grande rivincita, in nome del suo popolo martoriato che aveva versato tutto quel sangue, dentro e fuori le mura del castello e sopra il colle de S’Occidroxiu, e che a gran voce reclamava vendetta.