La leggenda della sorgente “Friorosa”

Una leggenda ambientata nel Sarcidano nasconde tra le righe la storia di un sacrificio umano

La leggenda della fonte de Sa Friorosa ancora oggi viene racconta con enfasi e con grande partecipazione. Essa affonda le sue radici nella straordinaria importanza che l’acqua ha sempre avuto per il popolo sardo.
 

Il termine “friorosa” significa freddolosa e così fu chiamata la terza figlia di un pastore isilese. Venne chiamata così proprio perché questa povera fanciulla, a differenza delle sue due sorelle, aveva sempre brividi di freddo, in estate e in inverno; era debole, spossata, gracile, senza forze, inadatta a qualsiasi lavoro.


La piccola fanciulla non poteva rendersi utile in nessun modo, in quanto ogni piccola azione le costava tantissima fatica e questa sua inutilità era causa per lei di grande sconforto.
Pregava tanto e la sua richiesta principale era quella di poter essere utile in qualche modo alla sua famiglia; almeno una volta nella vita. Di lì a poco le sue intense preghiere sarebbero state esaudite.

Foto di L.Marceddu www.sardegnadigitallibrary.it/
Foto di L.Marceddu www.sardegnadigitallibrary.it/

Un bel giorno d’estate la giovane ragazza insieme con le sorelle e un loro parente vollero fare una gita poco distante dal centro abitato. S’incamminarono alla ricerca di una chiesetta campestre al cui fianco sgorgava una sorgente. Dopo qualche ora di cammino non trovarono nessuna traccia né della chiesetta, né tantomeno della sorgente. Il sole torrido di agosto si faceva sentire e i poveri ragazzi erano alla disperata ricerca di un po’ d’acqua da bere per rinfrescarsi un po’.


Questa disperata ricerca d’acqua si protraeva ormai da tempo, ma i rivoli erano tutti asciutti e non c’erano né sorgenti né ruscelli lì accanto. Più cercavano e più la loro sete aumentava. La Friorosa non aveva la forza di aiutare le sorelle nella ricerca e si riversò a terra, accanto ad una rocca, sfinita. Colse lo sconforto degli altri e in quel punto appartato trovo l’energia per rivolgere un’ultima preghiera dove chiedeva disperatamente di essere trasformata in una sorgente e salvare la vita delle sue sorelle. Voleva per una volta nella vita aiutare gli altri.


Voleva in poche parole sciogliersi come neve al sole e trasformarsi in acqua. Il suo desiderio fu esaudito e il miracolo si compì. La Friorosa si era trasformata davvero in una sorgente. Dalla roccia sgorgò una vena d’acqua freschissima e salvò la vita delle sorelle e del cugino che poterono finalmente abbeverarsi. La giovane si era immolata e il suo gesto non era stata vano. Era finalmente stata utile alla sua famiglia.

L’aspetto interessante in questa bella leggenda del Sarcidano è dato dal sacrificio e dal senso che esso aveva. Era convinzione comune che il sacrificio fosse elemento imprescindibile per la continuazione della vita. Sappiamo bene l’enorme importanza che l’acqua aveva per il popolo nuragico sardo. Era considerata a tutti gli effetti una divinità e la grande diffusione del culto dell’acqua nella Sardegna nuragica ne sottolinea la straordinaria rilevanza.


Pertanto il rituale dell’acqua ha rappresentato da sempre una delle manifestazioni più affascinanti della religiosità degli antichi sardi, in una terra dove la siccità era una costante e l’approvvigionamento idrico è sempre stato un problema. I pregevoli pozzi sacri sono la diretta conseguenza architettonica di quest’arcaica forma di culto. In periodi di forte siccità,pertanto, venivano fatti anche dei sacrifici umani, nella speranza di ottenere acqua.


La leggenda de Sa Friorosa è importante perché coglie l’aspetto più pietoso del sacrificio. Un sacrificio spontaneo, ardentemente ricercato, uno slancio altruistico di donazione, che si discosta dalla tragicità del sacrificio violento, tipico di altre leggende sarde.


In questa leggenda si parla di un sacrificio volontario, incentrato su un bene preziosissimo, essenziale per la vita, nel passato e nel presente.

Ancora oggi c’è chi è disposto ad assicurare che nelle campagne di Isili, ci sia davvero una piccola sorgente d’acqua, sovrastata da un grosso masso, da dove sgorga un’acqua purissima, proprio come l’animo della giovane “friorosa”.

01 agosto 2015

Mauro Cuccu
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