Autores

Tutti gli articoli

Tutti gli articoli

01 febbraio 2016 Antioco Casula: Montanaru

01 febbraio 2016

Uno dei poeti più noti e importanti in lingua sarda è senza dubbio Antioco Casula, noto con lo pseudonimo di Montanaru.
Nato nel novembre del 1878 a Desulo, nel centro della Barbagia, Montanaru iniziò a cimentarsi con la poesia fin da adolescente.
La sua vita giovanile fu scandita da due fallimentari esperienze di studio, prima a Lanusei poi a Cagliari, che lo costrinsero ad abbandonare anzitempo la scuola per arruolarsi nell’arma dei carabinieri.


Iniziò così per l’aspirante poeta una fase di spostamenti all’interno dell’isola dove poté entrare in contatto con i diversi dialetti sardi e saggiarne la grandissima varietà.
Fu questa una fase cruciale per la formazione del giovane desulese. É proprio in questo periodo che nasce in lui una certezza che lo accompagnerà per tutta la vita.


Divenne infatti un convinto assertore dell’importanza della conservazione della lingua sarda, mezzo di comunicazione imprescindibile della comunità e valore fondante dell'identità isolana.
Decise dunque di scrivere in sardo, prediligendo soprattutto il logudorese, forma dialettale cosiddetta “letteraria”.


Iniziarono le prime pubblicazioni e i suoi primi versi giovanili vennero raccolti in un volume dal titolo Boghes de Barbagia (Voci di Barbagia). Pubblicazione che ottenne ottime recensioni.


Questo piccolo e insperato successo letterario lo spinse ad abbandonare l'Arma. Rientra a Desulo, dove insegna nelle scuole elementari, svolgendo contemporaneamente la mansione d’impiegato all’ufficio postale.


Due eventi luttuosi segneranno per sempre la sua vita. Nel giro di due anni perde il figlio maggiore e la moglie. La sua poesia diventa più intensa e commovente.


É tuttavia con il volume Cantigos d’Ennargentu (Canti del Gennargentu) che entra a pieno titolo nella cerchia dei maggiori poeti sardi.

01 febbraio 2016 Bachisio Zizi

01 febbraio 2016

L'anno scorso si spegneva a ottantanove anni lo scrittore di Orune Bachisio Zizi. Poco conosciuto, poco compreso e poco letto, Zizi, ha rappresentato un’idea di letteratura originale e profonda, che come spesso accade, affonda le radici in una realtà sarda travagliata e complessa e proprio per questo più vera e desiderosa di raccontarsi, a modo suo, e di presentarsi al mondo in tutta la sua essenza.

01 febbraio 2016 Davide Fara

01 febbraio 2016

I vari generi d’arte riescono a incastrarsi facilmente l’uno con l’altro fino a creare un perfetto puzzle. L’artista mostra la propria abilità nella gestione di settori diversi tra loro, ma legati da una precisa affinità. Davide Fara, scrittore sardo, eclettico e intraprendente, ha saputo unire musica e letteratura, dando vita a un campo artistico sorprendente.

All’età di 13 anni, Davide fu catturato dagli studi musicali e, nello specifico, da quelli concernenti la chitarra classica.

01 febbraio 2016 Giuseppe Dessì

01 febbraio 2016
É possibile esplorare la Sardegna attraverso le opere di grandi autori, sardi e stranieri. Ognuno di loro racconterà di un'Isola speciale (Lawrence, Vittorini, Wagner, Levi, Edwardes, Valery, Tyndale, per citarne alcuni) e sofferta (ugualmente reale, romanzata e suggestiva, come quella narrata dai grandi scrittori sardi).


Giuseppe Dessì è uno degli autori sardi che ha maggiormente incarnato questa secondo modo di descrivere l’Isola. 

01 febbraio 2016 Il Giorno del giudizio di Salvatore Satta

01 febbraio 2016

Ritenuto uno dei più grandi giuristi italiani, Salvatore Satta è conosciuto soprattutto per essere stato anche un eccellente scrittore.


La vera fama arriva in effetti per vie traverse e poco battute ed è una fama lontanissima dai “codici di procedura civile” o dalle “istituzioni di diritto fallimentare”, importanti lasciti dello scrittore, ancora oggi adottati come libri di testo nelle più prestigiose università.


É il destino, il caso, a far conoscere l’altro Satta: il Satta romanziere.

01 febbraio 2016 Marcello Fois

01 febbraio 2016
Nato a Nuoro nel 1960, Marcello Fois, si laurea in Italianistica (studio della lingua e della cultura italiana) presso l’Università di Bologna, città in cui attualmente vive.

Con la sua produzione romanzesca si è affermato come scrittore di genere, tale da essere considerato “uno tra gli autori più promettenti della narrativa noir italiana”.

Esordisce con il romanzo Picta con il quale vince il premio Italo Calvino e Ferro recente, il cui titolo richiama l’ultima fase delle cinque, della civiltà nuragica.

01 febbraio 2016 Michela Murgia

01 febbraio 2016

Michela Murgia nasce a Cabras, in Sardegna, dove frequenta gli studi teologici presso l’Istituto di Scienze Religiose della Diocesi di Oristano.

Ha, dunque, una formazione cattolica che le consente di svolgere l’attività d’insegnamento religioso fino al 1998, dopo la quale si dedica a svariate attività lavorative, tra cui quella di operatrice telefonica presso la filiale oristanese della Kirby Company.

01 febbraio 2016 Salvatore Niffoi

01 febbraio 2016
Orani, piccolo centro della Barbagia, è il luogo di nascita di uno dei più attivi e maggiori esponenti della Nuova letteratura sarda, Salvatore Niffoi.

01 febbraio 2016 Sergio Atzeni

01 febbraio 2016

Era il 6 settembre del 1995, una giornata calda d’estate. Sarebbe potuto e dovuto passare alla storia come un giorno qualunque.
Non fu così. In quel giorno la Sardegna perse uno dei suoi più grandi scrittori.
Se non fosse tragicamente annegato nel mare di Carloforte, oggi Sergio Atzeni, avrebbe sessantaquattro anni e avrebbe avuto ancora tanto da dire e da scrivere.

Giornalista prima che scrittore, Atzeni con la sua coerenza intellettuale, il suo rigore, la sua onestà, ha scritto pagine importanti, ha intrecciato bellissime storie e inventato lingue e personaggi.

Passavamo sulla terra leggeri, il suo ultimo romanzo, consegnato all’editore qualche giorno prima della sua morte, è una strepitosa rievocazione romanzata della storia della Sardegna, diventata un riferimento culturale e identitario per un intero popolo.

E non importa se nella narrazione di Atzeni, geografia e storia s’intrecciano non sempre correttamente, o se la lingua degli antichi sardi viene riproposta senza l'utilizzo di strumenti etimologici, bensì inventata, non importa se a raccontare sono per una volta i vinti, gli oppressi, i deboli, i miserabili della storia.

Sta proprio qui la grandezza di questo capolavoro: si rende l’elemento storico funzionale al romanzo, si cambia prospettiva, si mantiene la storiografia ufficiale ma la si depone su uno sfondo quasi invisibile e si parla per metafore, di miti, di una felicità appena intuita, di danze e di stelle e si ripercorre un lungo bellissimo viaggio con tante incognite e una consapevolezza nuova.