Quando si parla di Satanismo si insinua il dubbio se l’argomento fondi le basi su qualcosa di reale, sulla mistificazione o sulla superstizione.
Una cosa è certa: il fenomeno esiste e la Sardegna ne subisce l’influenza. Il Satanismo è un culto diametralmente opposto alla religione Cristiana che pone Cristo e la Trinità come cardini dell’esistenza dell’Universo e della vita.
Il primo considera il Cristianesimo un imbroglio per mezzo del quale l’uomo ha smarrito la divinità insita in se stesso, sacrificandola ad un ideale illusorio e oscurantista.
A seconda poi della dottrina satanista (ne esistono diverse), la divinità cristiana viene osteggiata o dichiarata inesistente, nell’ottica dell’affermazione di un mondo antropocentrico. Alcune dottrine considerano l’angelo caduto o il principe delle tenebre come un’entità capace di premiare materialmente chi lo venera.
Da questa convinzione tradizionalista unita con l’occultismo e la magia nera nasce una vera e propria religione con un suo cerimoniale al centro del quale vi sono le messe nere e i riti che si svolgono in esse.
Secondo i seguaci della tradizione satanista occultista, Satana sarebbe un’entità antica coincidente con quella descritta nella Bibbia, ma al contrario di quanto affermato nel testo sacro non sarebbe il male, bensì una divinità capace di conferire conoscenza e potere a coloro che lo pongono al centro della propria vita e che gli rendono omaggio con la venerazione.
Esistono, sparse nel mondo Italia compresa, delle chiese dedicate al culto del demonio.
La libertà di culto è un diritto esistente quasi ovunque e, la Costituzione Italiana, all’Articolo 19 contempla in maniera molto ampia questo diritto soggettivo.
Per quanto concerne il culto di Satana, gode anch’esso di libertà; tuttavia quando i fedeli pongono in essere condotte che rientrano nella fattispecie di reato (le più comuni sono il vilipendio di cadavere rubricato all’art. 410 c.p., furti di ostie consacrate e tutta una serie di condotte volte a manipolare, abusare ed anche uccidere altri soggetti), solo allora risalta all’opinione pubblica la negatività insita nel Satanismo, che per il resto del tempo vive comodamente nell’ aurea mediocritas.
La nostra isola risulta essere una delle cinque regioni d’Italia in cui il culto del Demonio è più diffuso. I primi documenti che testimoniano l’adorazione del demonio in Sardegna sono gli atti giudiziari del Tribunale dell’Inquisizione.
L’inquisizione spagnola operò nell’isola dal 1492 con Sancho Marin.
Gli uffici del tribunale locale sede periferica della Spagna, si trovavano a Cagliari presso la chiesa di San Domenico per essere poi trasferiti in un luogo detto “sa Stellada”, presso via dei Giudicati.
Non furono pochi i sardi condannati dal tribunale dell’inquisizione: a Cagliari, Donna Catalina Vacca accusata dal Vicerè Duca di San Germano, successore di Camarassa, di aver commissionato ad una fattucchiera la preparazione di una polvere per ucciderlo.
La fattucchiera rea confessa fu impiccata mentre Donna Catalina e la figlia sua complice esiliate.
GRAZIA POLA: Penitenziata per superstizione
ELENA TERRES: Figlia di Grazia Pola, penitenziata per superstizione
MATTIA MALLA: Abitante nel quartiere de la La Pola, processato nel 1540, confessò di aver avuto un diavolo in una ampolla.
ISABELLA CONTENE: Cagliaritana condannata all’autodafè del 30/11/1593. Disse di adorare il diavolo Maggiore.
MICHELE ORRU’:Condannato all’abiura de Levi nel 1618 per aver contratto un patto demoniaco.
FRANCESCA CHIGITORTU: Prigioniera nel carcere del Santo Ufficio insieme alle due figlie nel 1650. Accusate di essere andate a cercare un tesoro su indicazione di un demonio o da una fata che appariva in forme diverse, ora come uomo, ora come donna.
VIOLANTE ANA: Figlia di Francesca Chigitortu, 17 anni.
GIOVANNANGELA MURA: Figlia di Francesca Chigitortu, 14 anni.
Nonostante siano passati secoli dall’Inquisizione, il culto del maligno non è stato ancora estirpato. Epicentro del fenomeno è la zona del Cagliaritano.
Nel capoluogo, in via Ravenna, nei pressi della Basilica di Bonaria, esiste una cava romana adibita a tempio del male. La cava si trova sotto un convento di suore. L’iscrizione al suo ingresso è esaustiva di quanto è al suo interno: ”Perdete ogni speranza o voi che entrate!”
Sui pavimenti e sulle pareti della grotta vi sono resti di animali sacrificati al principe delle tenebre. Resti di candele consumate, cera ovunque, scritte oscene, blasfeme e inneggianti al culto del male. Un luogo degno dei più famosi film di Dario Argento.
Nelle campagne di Selargius, nel 2010 le forze dell’ordine hanno trovato delle statue di gesso raffiguranti la Madonna con la testa e le gambe mozzate. Particolare non indifferente, in quanto sarebbe stata asportata dalla statua proprio la parte del corpo raffigurate l’atto di calpestare il serpente, alias il diavolo.
La presenza vicino ai frammenti di un piattino con del riso bruciato farebbe pensare ad un rito dissacratorio nei confronti della Vergine.
Non dimentichiamo l’efferato omicidio di Gisella Orrù, uccisa barbaramente nei pressi di Carbonia nel 1989, in circostanze che potrebbero far credere che sia stata vittima di un rito satanico (il suo cuore fu trapassato da uno spillone e il suo cadavere gettato in un pozzo).
Un caso di cronaca nera in cui il maggior indiziato dell’omicidio muore suicida in carcere. Muore suicida anche una delle compagne di scuola di Gisella e altre due cercano di farla finita ma vengono salvate. Un giro di prostituzione minorile o qualcosa di più?