Santa Maria di Seve
Il convento abbandonato del Giudicato di Torres
Si tratta di una chiesa che rispecchia il classico stile romanico sardo a navata unica, facciata ad arcate, campanile a vela e che presenta due distinti ingressi adornati con pregevoli capitelli.
La chiesetta, conosciuta anche col nome di Santa Maria di Cea, si dice fosse parte integrante di un eremo gestito dai monaci vallombrosani.
Gli scarsi documenti medievali ritrovati accennano a un monastero (di cui oggi rimangono solo le fondamenta), con annessa la chiesa, il romitorio e un cortile interno recintato adibito all’allevamento di qualche animale e alla coltivazione di ortaggi e legumi.
Alcuni storici non concordano sull’effettivo ordine religioso presente nella zona e per quanto concerne l’edificio in questione sostengono che l’attribuzione sia spesso oggetto di fantasia.
L’identità vallombrosana viene messa in dubbio a favore di un’altra teoria che indica come possessori del monastero un imprecisato ordine cavalleresco-militare.
Tuttavia i documenti non riescono a fare chiarezza sull’effettivo ordine che avesse sede a Santa Maria di Seve.
Con certezza si può stabile che nel periodo che va dalla fine del XVIII sec. e il XIX sec., si assiste a un importante rinnovamento del sito che coincide l’inizio del culto in onore della Madonna.
L’intera vallata è sempre stato un luogo ricchissimo di risorse.
I Romani, che la sfruttarono per primi, impiantarono qui la cultura della vite con risultati molto soddisfacenti, grazie anche alla presenza del Rio Mannu, che con le sue acque garantiva un’importante fonte per l’irrigazione.
Apparentemente inspiegabile l’abbondono della zona per i successivi dieci secoli, fino alla nascita di un centro molto importante.
Di grande interesse e fascino è senza dubbio un villaggio medievale presente in questa zona, denominato Cea o Sea la cui esistenza è attestata fin dall’XI secolo e che ebbe un periodo di grande splendore, andando incontro suo malgrado a un inesorabile declino fino al definito abbandono che risale approssimativamente al XVI secolo.
Piccole campagne di scavi in parte hanno riportato alla luce alcuni resti dell’antico villaggio la cui scomparsa è tuttora avvolta nel mistero.
La strategica posizione della chiesa ancora oggi colpisce e il sito è diventato un luogo ideale per la sviluppo di eventi religiosi e culturali portati a termine anche alla riscoperta storica di un’antica città che dominava un tempo tutta la valle.
La ricorrenza in onore della Madonna ricade ogni anno l’otto settembre.
In quest’occasione culminano i festeggiamenti dove al sacro s’intreccia il profano per dar vita a quell’essenza di tradizione, fede e cultura tipica di ogni festività sarda, in ogni piccolo paese.