La storia della Madonna dello Schiavo affonda le radici nell’Africa settentrionale in un passato non molto lontano.
Intorno alla metà del 1500 un gruppo di pescatori si stabilisce nella zona nord-ovest della Tunisia, nei pressi dell’antica Tabarka, una colonia romana oggi al confine con l’Algeria.
Per quasi duecento anni gli abitanti di questa piccola cittadina diedero vita oltre che a una redditiva attività di pesca di corallo anche a un altrettanto fiorente commercio di spezie.
I Lomellini, l’aristocratica famiglia genovese che ebbe in consegna l’isolotto e il porticciolo di Tabarka iniziarono ad avere, col passare del tempo, sempre più contrasti con le popolazioni locali che sfociarono in atti di violenza, ricatti e minacce, col pericolo della schiavitù perpetuato da parte del Rais che aveva il controllo di quella zona, sempre più incombente.
Visto il precipitare della situazione, il Re Carlo Emanuele III di Savoia cercò un altro luogo sicuro dove trasferire quella comunità che aveva da subito professato la fede cristiana.
Fu scelta l’Isola disabitata di San Pietro, (chiamata allora Isola degli Sparvieri) nella parte sud-occidentale della Sardegna e i Tabarchini nel 1738 si trasferirono di buon grado in quel lembo di terra fondando un piccolo insediamento che chiamarono Carloforte, in segno di riconoscenza per la forza manifestata dal sovrano che gli aveva concesso quella nuova patria.
Il santuario della Madonna di Bonacatu, di epoca bizantina è il più antico dell'isola dedicato al culto mariano.
La chiesetta, che si trova a ridosso della basilica romanica di S. Maria di Bonarcado e ai ruderi del monastero dei Camaldolesi, fu edificata nel VI sec. su un edificio romano paleocristiano.
La pianta è a croce greca e dall'incrocio dei bracci si eleva una piccola cupola. La facciata è decorata con degli archetti sotto i quali sono incastrate delle maioliche.
La tradizione vuole che la chiesetta fosse stata scoperta casualmente nel bosco da un cacciatore, da qui il nome Bonacatu, ossia buon ritrovamento.
All'interno della chiesa vi era un'antichissima immagine della Madonna che diede inizio al culto.
(…) No mi lassu a Nostra Signora
Idda è la patrona,
e la divina aurora
chi dà luci in dugna zona.
Tutta la Gaddhura l’adora
E li mittisi la curona,
Idda è la mamma suprema
Di tuttu lu sistema.
La Madonna in carrulu arriesi
Cussì ci dici la storia,
e in Locusantu si filmesi
pà veneralla in gloria.
Da lu primmu a l’ultimu mesi
L’agghjmi sempre in mimoria,
Noi tutti canti
La Madonna e li Santi.(…)
Petru Cracchja, Pirina
In provincia di Sassari, lungo la strada che da Tempio Pausania porta a Palau e Santa Teresa di Gallura, sorge, su una collina dominante il territorio circostante, Luogosanto (Locu Santu), un piccolo gioiello di granito a 320 m. sul livello del mare che sembra addensare in uno spazio non vastissimo la grazia speciale dei luoghi più adatti di altri alla spiritualità.
Circondato da boschi di querce verdissime e sugherete con affioramenti granitici che rendono il paesaggio molto movimentato, Luogosanto ospita ben 22 chiese, tra cui la Basilica di Nostra Signora di Luogosanto, dedicata al culto di Maria bambina.
La Chiesa sorse già nel XIII secolo per opera dei Francescani i quali, si racconta, edificarono la prima costruzione dopo un’apparizione della Madonna che indicava il luogo nel quale si sarebbero trovate le reliquie dei Santi Nicola e Trano. Il Papa elevò in seguito la chiesa al rango di Basilica minore dotandola della Porta Santa.
Ogni sette anni aperta e poi murata, attualmente essa è in bronzo (Luca Luchetti) e narra in tre quadri la storia della chiesa.