“Cosa avete combinato alla mia ragazza?”
Le Cere anatomiche di Clemente Susini raccontate dal prof. Riva
Lo sguardo adagiato lateralmente, come pensieroso e finemente affranto, la bocca semiaperta a catturare l’ultimo respiro, il viso e il busto scarnificati a strati, eppure percorsi da un’eleganza pudica, dove l’intimità dell’intreccio di vene, nervi, muscoli e involucri viene mostrata come le radici dell’albero emergono dal terreno, svelandone l’ingegnosa esistenza.
É la XII tavola delle Cere Anatomiche di Clemente Susini, che con altri sessantatre preparati e ventitre vetrine hanno sfidato due secoli di storia della ceroplastica e scelto la città di Cagliari per continuare a perpetuare la bellezza dei corpi umani di cui sono fedele rappresentazione scultorea.
Chissà cosa direbbe oggi il loro geniale modellatore se potesse interagire ancora una volta con l’anatomico Francesco Antonio Boi, fedele co-fautore: in tempi non sospetti, quando le cere assumevano forma nel fervore delle botteghe della scuola fiorentina ottocentesca e sotto la protezione del celebre fondatore del museo di La Specola Felice Fontana, probabilmente non avrebbero immaginato che il destino delle cere sarebbe stato un’isola, e una comunione d’intenti di uomini illuminati che l’Istituto Anatomico di Cagliari ha ospitato nel momento di maggior delicatezza dell’ opera di Susini.
Il prof. Castaldi prima e i docenti Maxia e Cattaneo, quasi stregati dalla bellezza della collezione, li protessero dai disastri della seconda guerra mondiale e approfondirono fino alla ricostruzione della storia di una simbiosi tra arte e scienza che non sembra trovare eguali in nessuna parte del mondo.
L’ha sempre saputo e non se lo dimentica Alessandro Riva, professore emerito dell’Università di Cagliari, docente di Anatomia umana nella Facoltà di Medicina dell’Università degli Studi di Cagliari, titolare della cattedra di Storia delle Medicina e decennale curatore, ormai quasi padre putativo dell’opera ceroplastica del Susini.
Prof. Riva, bentornato da Galway: come è stato questo viaggio di “rappresentanza” per far conoscere anche in Irlanda l’opera del Susini?
Un’altra enorme soddisfazione. Le foto in altissima definizione di tutte le tavole delle cere rimarranno in esposizione permanente all’Università di Galway. L’Ambasciatore italiano sostiene che siano le più belle al mondo, migliori anche di quelle del Museo della Specola di Firenze. E pensare che paradossalmente siamo solo stati fortunati a poterle trattenere qui a Cagliari. Se avessero continuato ad essere attribuite al più celebre Fontana ce le avrebbero già portate via dalla Sardegna.
Un valore inestimabile.
Riconosciuto più all’estero che in Italia. Pensi che nell’Atlante ufficiale edito dalla Società degli anatomisti russi hanno voluto inserire oltre quaranta foto delle cere di Cagliari a fianco delle immagini ottenute con le tecnologie più avanzate. A Londra la cera n° XII è stata riprodotta su una delle copertine del volume del Journal of Anatomy dopo che avevo presentato la collezione all’Università di Oxford, e in un’altra occasione la stessa opera è stata fonte d’ispirazione artistica per l’immagine di lancio della mostra Spectacular Bodies del Royal Festival Hall della Hayward Gallery. Per due mesi quell’immagine ha inondato i totem di tutte le stazioni di Londra e la mostra totalizzò sedici milioni di spettatori.
Trent’anni di passione incondizionata. Quasi una missione. Quando è venuto a contatto per la prima volta con le cere?
Erano i primi anni ’60 e il prof. Cattaneo mi trasmise l’interesse per quest’opera incredibile. Ci sono voluti altri quindici anni per riuscire nell’intento di dare loro quella sistemazione idonea che è ancora la Cittadella dei Musei di Cagliari. É una storia travagliata quella delle cere…durante la seconda guerra mondiale Maxia le nascose avvolte in carta di giornale per proteggerle dalla vista dagli angloamericani che occupavano l’Istituto anatomico. Prima dell’avventura bellica sono stata trasportate sull’isola, restaurate, bistrattate. Hanno sopportato, e tuttora lo fanno, il caldo della terra sarda.
Tanti aneddoti quindi, come in tutte le avventure che si rispettino. C’è n’è uno al quale è particolarmente affezionato?
Ce ne sono tanti. Senz’altro il viaggio verso Tokyo. Mia moglie ed io. E la cera nel sedile centrale. All’arrivo era stata maneggiata a tal punto dai doganieri che subì dei danni al nervo ipoglosso. Ero disperato. Giunti al Museo Nazionale delle Scienze di Tokyo cercavo di capire come rimediare e per caso alzai il lenzuolo di seta su cui sono adagiate le cere. Mi illuminai: Clemente Susini aveva lasciato delle gocce di cera di vari colori, come pezzi di ricambio. Ci misi delle ore, spatole e fiamma alla mano. E tutto il team dei giapponesi che intorno a me assistevano a questa delicata operazione. Poi, ricordo ancora lo stupore quando vidi che per la mostra del Royal Festival Hall della Hayward Gallery la cera al quale si erano ispirati, che è una donna, era diventato improvvisamente un uomo. Avevano ricevuto una foto della cera nella quale non si vedevano i capelli. Li chiamai e dissi: “Ma cosa avete combinato alla mia ragazza?”.
Insomma, potremmo affermare che sono un po’ anche sue creature. Cosa desidera per questi figli d’anima?
Che continuino ad essere valorizzati come esempio di perfetta collaborazione tra arte e medicina.
Museo delle cere anatomiche di Clemente Susini
tel. +39 070 6757624
Orari: 9.00 - 13.00 e 16.00 - 19:00, lunedì chiuso
Biglietto: € 1,55 (intero); € 0,52 (persone con meno di 4 e più di 65 anni). Esenzione per gli studenti iscritti all'Università degli Studi di Cagliari
sito internet: medicina.unica.it/cere/