Museo civico archeologico Marongiu

Patrimonio culturale d'identità nuragica

L'archeologia (dal greco  ἀρχαῖος  "antico", λόγος "studio" ) definita in passato come "scienza ausiliaria della storia", permette di studiare le civiltà più remote e il loro legame con il presente, tramite la raccolta di documenti e l'analisi dei resti umani e biologici nonché dei manufatti e architetture, avendo come primo grande mezzo lo scavo stratigrafico. La Sardegna non manca di offrire un ampio oggetto di studio con i suoi risalenti siti archeologici.
 

È l'aggregato rurale di Cabras ad ospitare il Museo civico dedicato al cabrarese amministrativista Marongiu, Ministro per gli interventi Straordinari nel Mezzoggiorno nell'ultimo governo Andreotti. Il comune, sito nella regione del Campidano di Oristan,o sulla riva sinistra dello Stagno Mari Pontis, è denominato Masone de Capras dalla fine dell'XI secolo, arco temporale in cui risalgono i primi insediamenti nell'attuale centro abitato in seguito allo spopolamento di Tharros, a causa delle incursioni dei corsari africani.
 

Da sempre luogo simbolo di cultura, Cabras, con il suo Museo civico si fa  promotrice di una ricca esposizione di reperti archeologici, tracce del territorio locale dalla Preistoria al Medioevo e attestanti la storia peninsulare del Sinis. 

Il percorso museale è innovativo in quanto caratterizzato da vari pannelli didattici rivolti a catturare l'attenzione del visitatore attraverso la narrazione formativa degli accadimenti specifici per ogni sezione espositiva.
 

Una tra queste è rivolta ai materiali provenienti dal sito Cuccuru is Arrius, rilievo collinare a sud dello stagno di Cabras. Insediamento per l'uomo dal Neolitico medio, di cultura Bonuighinu nel V millennio a.C., risulta una necropoli di tombe individuali a grotticella artificiale scavate su un bancone arenaceo e con ingresso a pozzetto.
 

Particolare il rito funebre che prevedeva l'ubicazione del defunto sul fianco sinistro con il viso rivolto al sole sorgente e all'entrata della cella corredato da ciotole, fittili, vasi di ceramica, strumenti di osso e pietra, collane di conchiglie da ornamento.
 

Simbolica la statua litica femminile, simbolo naturalistico dell'intera figura della donna con forme tondeggianti e prosperose. Lo stanziamento umano prosegue nel Neolitico superiore, recente e in età eneolitica, con la cultura Ciriaco (V-IV millennio a.C.), Ozieri (IV millennio a.C.) e sub-Ozieri (III millennio a.C.).
 

Dalle suddette fasi preistoriche, in cui i villaggi si compongono di capanne coperte con materiali vegetali, sono pervenute una molteplicità di ceramiche di variegate forme, dimensioni e decorazioni. Importante il tempio a pozzo delle comunità nuragiche dell'età del Bronzo finale (1200-900 a.C.) in cui si svolgeva il rito dell'acqua sorgiva, simbolo di fertilità e vita. Di età imperiale i reperti monetari, ceramici e di ornamento dei defunti.
 

La sezione dedicata alla città fenicia di Tharros (VIII-VII secolo a.C.) consta di una rappresentazione delle indagini archeologiche relative al quartiere metallurgico di età punica, la cui attività è dimostrata dal ritrovamento di scorie di ferro e materiali del contesto abitativo; e al Tofet, tipico santuario fenicio-punico all'aria aperta circondato dal temenos (muro delimitativo) in cui venivano depositate le urne in ceramica contenenti resti di bambini e animali, alle quali venivano associate le stele in arenaria, esposte nella sala centrale del Museo, raffigurative dei templi sacri in cui la divinità non ha la forma figurata (forma aniconica).
 

Inaugurata il 7 giugno del 2008 la sala dedicata al relitto dell'Isola del Mal di Ventre (Isula de Malu Entu), scoperta subacquea del 1989 la cui importanza è data dal carico di massae plumbae (lingotti di piombo) antecedentemente pervenuti solamente in quantità limitata. Due le collezioni conservate dal Museo cabrarese: quella di Paulis composta da oggetti metallici di produzione artigianale nuragica; e quella di Sulis di circa 60 reperti dell'epoca che va dalla Preistoria alla Tarda Antichità.

Sa Osa è il villaggio nuragico a cui il Museo dedica ben due sue vetrine, nello specifico allo scavo attestante gli insediamenti umani prevalenti in età nuragica tanto che in uno dei pozzi tipici della fase del Bronzo recente sono state ritrovati semi d'uva e di fico, forma più remota di tracce di coltura della vite in Sardegna. 
 

Indimenticabile per la storia del Museo civico di Cabras, la data del 21 marzo 2015, giornata in cui è stata inaugurata dalla Presidente della Camera dei Deputati, Laura Boldrini e l'Assessore regionale della Cultura, Claudia Finno, la sala "Dallo scavo al Museo" sede permanente dei Giganti di Mont'e Prama.
 

Si definisce così la loro musealizzazione, cominciata con una prima fase il 22 marzo del 2014 e rivolta all'unificazione della sede del complesso statuario. Scoperti casualmente nel 1974 dal contadino Sisinnio Poddi mentre ara in un campo della località Mont'e Prama a Cabras, i Kolossoi - nome conferito dall'archeologo Giovanni Lilliu- sono sculture nuragiche scolpite in pietra arenaria locale, alte più di due metri rappresentanti guerrieri con scudo, arcieri, pugilatori e modelli di nuraghi.
 

Tra i reperti trovati con gli scavi, in particolare con la seconda campagna condotta tra il 1977 e il 1979 nella necropoli di Mont'e Prama, sono inseriti i betili (dall'ebraico Beith-El , "Casa di Dio"), pietre con la funzione sacra di dimora della divinità o d'identificazione con la stessa.
 

Scolpiti nell'arenaria, sono del tipo "Oragiana", di forma troncoconica con incavi quadrangolari poco sotto il colmo.  Le oltre venti statue non integre, identificate tramite restauro dell'accumulo di 5178 frammenti di strutture statuarie maschili ed elementi scultorei in calcare arenario, sono databili tra il IX e il X secolo a.C. secondo un'ipotesi che le collocherebbe tra le più antiche statue del bacino del Mediterraneo, poiché antecedenti ai Kouroi , sculture della Grecia antica del periodo arcaico.

 

Straordinaria l'innovazione espositiva del Museo consistente nel sistema multimediale dell'équipe di Visual Computing del CRS4 "Centro di ricerca, sviluppo e studi superiori in Sardegna".
 

Tale impianto digitale, grazie a un totem di touch screen posto nella sala espositiva principale, permette ai visitatori la visualizzazione completa e dettagliata, a formato naturale dei Giganti e dei nuraghi.
 

Un tesoro archeologico in cui i reperti statuari si presentano in uno spazio buio con luce radente e diffusa nella lunghezza perimetrale. Le facciate del nuovo padiglione sono state reinterpretate secondo la tecnica del Sand-casting di Costantino Nivola.
 

Aperto tutti i giorni, eccetto il lunedì, il Museo civico di Cabras, nelle cui vicinanze trovano sede le rovine di Tharros, offre una mostra accurata del patrimonio storico e archeologico sardo, rivelandosi per ciascun visitatore un arricchimento culturale di rinomata portata.

 
Info e prenotazioni:  http://www.museocabras.it/

02 luglio 2015

Veronica Pastore
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