San Lucifero di Cagliari
Il vescovo che combatté l’Arianesimo
Lucifero fu vescovo di Cagliari e fu onorato dalla Chiesa cattolica per la sua assoluta fedeltà al dogma originario della natura divina di Gesù Cristo.
Nel corso del 321 d.C. si diffuse la dottrina trinitaria, elaborata dal presbitero Ario, secondo cui si negava la consustanzialità, in presupposta subordinazione del Figlio al Padre, che, ingenerato, era l’unico a possedere la natura divina.
L’Arianesimo non negava dunque la Trinità, bensì la natura divina del Figlio in quanto generato dal Padre componendosi perciò di tre persone distinte.
Il Concilio di Nicea (325 d.C.) segnò la svolta cattolica, dichiarando il Simbolo niceno, detto anche Credo niceno, in cui è definitivamente attribuito al Cristo l’homooùsios (stessa sostanza), base dogmatica del Cristianesimo.
In altri termini, il Concilio sancì l’ugual natura del Padre e del Figlio, escludendo il subordinazionismo ariano e scomunicò il monaco Ario. Ormai bandito, egli fu spedito in Illiria.
Lucifero, conforme al dictatus legiferato da Costantino a conclusione del Concilio, si oppose al culto ariano e durante il Concilio di Milano (355) si rifiutò di firmare la condanna a morte di Sant’Anastasio di Alessandria, voluta dall’imperatore Costanzo II, sostenitore filoariano. La sua opposizione comportò il suo esilio dapprima in Siria, poi in Palestina e infine in Egitto.
Nel 361, la decisione edittaria dell’imperatore Giuliano, di concedere il reintegro diocesiale dei vescovi espatriati, si accompagna al sinodo di Anastasio rivolto a porre fine alle diatribe dogmatiche. Lucifero, seppur invitato a parteciparvi, non vi presenziò.
Il suo rientro a Cagliari fu segnato dalla sua opposizione alle conclusioni sinodali di ricondurre i vescovi ariani nella dignità episcopale, poiché sostenne la concessione del perdono. Le sue rigorose posizioni diedero vita a quello che verrà denominato, lo “scisma luciferiano”. Morì intorno al 370 d.C. e fu in seguito canonizzato.
La sua celebrazione ricorre il venti maggio.