Gavino e i fiori di felce maschio
Il ballo dei morti
C'era una volta, tanto tempo fa, un bandito di Gallura che si era dato alla macchia. Una sera, per via di alcune faccende che aveva dovuto sbrigare, si era attardato e non era riuscito a tornare in tempo per la notte al suo rifugio. Era estate e la sera tiepida, quindi, all'imbrunire decise di passare la notte all'addiaccio.
Scelse allora un luogo riparato ai piedi di una roverella. Qui legò il cavallo, stese una coperta su un tappeto di muschio e, tenendo il fucile a portata di mano, si stese cercando di prendere sonno.
Il sonno però non veniva e mille pensieri gli frullavano per la testa. Pensava a quanto male avesse fatto, alle rapine e ai morti che aveva sulla coscienza. Allora aprì gli occhi e cominciò a guardare le stelle sperando che scacciassero i cattivi pensieri e gli conciliassero il sonno.
Ecco la Croce di San Costantino che splendendo in mezzo alla via Lattea gli diede un senso di sicurezza. Proprio mentre stava per assopirsi sentì in lontananza un suono di launeddas, canti e un vociare come di festa. Si levò e vide già alte le stelle rosse dello Scorpione, doveva esser da poco passata mezzanotte. Chi mai poteva far festa nel bosco a quell'ora di notte?
Mise il fucile a tracolla e si avviò verso un chiarore che si intravedeva tra gli alberi da dove pareva arrivare la musica. Arrivò vicino a una radura e vide i lumi intorno a una chiesetta dove decine di persone facevano festa.
Entrato nel cerchio di luce gridò - Che bella gente e che bella festa! Tutti si voltarono a guardarlo e scoppiarono a ridere. Subito si misero a ballare in tondo. Il bandito cercò una dama per entrare anche lui nel ballo, ma d'improvviso si accorse che nessuno dei festanti poggiava i piedi per terra.
Il bandito restò paralizzato dalla sorpresa. A un tratto una ragazza gli si avvicinò dicendo: «Gavì! Da quanto tempo! Come stai? ». Era una ragazza del suo paese morta tanto tempo prima. Fece per parlare, ma aperta la bocca non uscì alcun suono. Lei continuò « Stai attento, ascolta la voce delle stelle e bada a saltare nella luce... »
« Cosa vuoi dire? » ribatté lui che nel frattempo si era ripreso dallo spavento.
«Che sei qui per volere delle stelle che ogni notte devono sentire i lamenti per tutto il male che hai fatto e non ti lasciano dormire. É per questo che stanotte ti hanno portato qui a ballare il ballo dei morti. Fai ciò che ti dico: il 1 agosto vai al fiume a mezzanotte in punto e lì troverai tre fiori di felce maschio. Qualunque cosa succeda li devi cogliere, solo così potrai dormire sereno e tutte e guerre del mondo finirebbero ».
«Farò come mi hai detto- rispose Gavino - ma cosa vuol dire “saltare nella luce”? »
« Qui siamo tutti morti e se vuoi tornare tra i vivi devi ballare il ballo dei morti, ma a un certo punto ti si chiederà di cantare e dovrai cantare». Poi si chinò e gli sussurrò qualcosa all'orecchio.
In quel momento arrivò una giovane che lo prese per un braccio e lo portò nel cerchio del ballo. Mentre giravano gli disse «Tocca a te cantare».
Gavino allora intonò:
«Cantate e ballate voi
Che i balli son vostri
Quando verrà il nostro
Balleremo noi ».
I morti a quelle parole si spostarono da un lato, mentre dall'altro comparve un chiarore dove il bandito saltò a piè pari, contento di tornare tra i vivi.
La notte del 1 agosto si ricordò e andò al fiume. Trovò la felce maschio e appena allungò la mano per coglierne il fiore scoppiò un temporale con tuoni e fulmini che illuminarono il cielo a giorno.
Gavino colse il fiore e improvvisamente smise di piovere, ma la terra cominciò a tremare e dal bosco cominciarono a uscire animali che presero a caricarlo: cervi, cinghiali, tori... Il bandito però non si perse d'animo e colse il secondo fiore.
Anche stavolta tutto sparì in un attimo. Quando si chinò per raccogliere il terzo sentì in lontananza dei cavalli al galoppo, colpi di fucile e voci che lo chiamavano per nome: «Gavino! Oh Gavì! ».
Il bandito capì subito che si trattava di soldati e, istintivamente, imbracciò il fucile cominciando a sparare.
In un attimo anche i soldati sparirono e con loro anche il terzo fiore. Allora, con in mano il fucile, vide i due fiori che erano caduti per terra e capì di non aver superato la prova e di non essere riuscito a dar pace né al suo sonno né al mondo.
Ed è questa la ragione che nel mondo si continuano a combattere guerre e ci sono più uomini stupidi che coraggiosi.