Janas significa letteralmente “streghe”, ma all’occorrenza anche “fate”, stupefacenti entità in grado di cambiare aspetto a loro piacimento.
Conosciutissime per aver abitato i monumenti megalitici più misteriosi e affascinanti, le domus de janas, costruite in Sardegna, dal Neolitico fino alla prima età del Bronzo sono disseminate un po’ ovunque nell'isola. Ora le loro tracce sono andate a perdersi nei tempi, ciò che resta è quell’incredibile velo di mistero che solo certe storie sarde riescono a preservare.
A Sadali, un bellissimo paesino adagiato su un dolce altopiano dolomitico-calcareo, a un’altezza importante, che sfiora gli 800 metri, si trova un incredibile miscuglio di bellezze naturalistiche. Non distante dal centro abitato, in un luogo ricco di fascino, una piccola grotta è dedicata proprio a queste creature soprannaturali.
E se le domus de janas sono tombe preistoriche, interamente scavate sulla roccia, costruite dall’uomo per dare degna sepoltura ai propri cari, questa grotta è stata un’opera interamente appannaggio della natura che, da sola, nel corso dei secoli ne ha forgiato le forme, le sale, i corridoi.
La leggenda narra che furono proprio tre janas ad abitare questa grotta e che furono pietrificate come castigo divino per aver impiccato un frate reo di averle redarguite mentre preparavano delle frittelle in periodo di Quaresima.
« Seguendo ancora il ruscello fino ai piedi del monte che si presenta come un grande muro tagliato a picco, a sinistra del torrente si vede la cappella detta “di San Giovanni di Acquarutta” e a destra l’ingresso della famosa grotta naturale omonima. »
(Alberto La Marmora, Itinéraire de l'île de Sardaigne, Torino, 1860)
Domusnovas si arricchisce nella sua bellezza artistica e architettonica, grazie alla presenza della Grotta di San Giovanni, unico esemplare in Italia, e terza nel mondo, di spelonca attraversata da una strada una volta percorribile in auto, nonostante la situazione attuale sia quella di un tragitto ormai chiuso al traffico per motivi ambientali.
È, inoltre, curiosa l’origine di carattere religioso di quello che è il nome "Grotta di San Giovanni", poiché la cavità che è presente, in passato, aveva funzione di cappella dedicata al Santo.
L’arte sarda della Preistoria offre una vasta gamma di opere architettoniche che spingono a credere nell’impossibile.
Se si riflette riguardo a delle strutture funerarie costruite nella roccia, che variano per una forma o per l’altra, che possono sembrare delle capanne o che possono essere provviste anche di aperture che fungono da porte e da finestre, ecco che si pensa a un sistema architettonico magico.
In realtà, è tutto vero e si tratta delle cosiddette domus de janas.
Cagliari, un caldo giorno d’estate. Il cielo terso di un blu paradisiaco che va a specchiarsi nelle acque del mare del golfo; qualche frangivento qua e la tra le vie che conferisce un antico, seppur vago, aspetto bucolico, ormai contaminato dai mattoni e l’asfalto.
Chi con occhio attento e allo stesso modo sognante, passeggia per le strade, non può non scorgere le varie cavità che affiancano il suo cammino.
Viale Santa Avendrace , disseminata di “stampusu”, cavità appartenenti ad un lontanissimo tempo in cui la zona era la necropoli punica, poi romana della città.
Buchi nella roccia che contenevano quanto necessario per il trasloco all’altro mondo. Cavità che nel tempo sono state depredate, dimenticate, oltraggiate, ma anche abitate. Nel periodo successivo alla Seconda Guerra Mondiale, quelle che impropriamente sono chiamate grotte, sono state le abitazioni di chi aveva perduto tutto sotto le bombe.
Gente poverissima che fu soprannominata in modo dispregiativo “genti de is gruttas” da coloro i quali spocchiosamente mettevano in risalto il loro esser stati più fortunati rispetto a chi pativa la fame.